Le premesse storiche per l'istituzione del ghetto ebraico di Roma
Alla luce di quello che sarebbe accaduto dopo, il secolo fra la seconda metà del ‘400 e la prima metà del ‘500 può essere visto, oltre che come un’epoca di straordinaria libertà e di crescente ricchezza per gli Ebrei di Roma, anche come un lento procedere verso la catastrofe che si sarebbe abbattuta su di loro con l’istituzione del ghetto. Di sicuro questo si trasformò in un vero crescendo a partire dalla elezione al soglio pontificio di Papa Paolo III, nel 1534, in un clima reso sempre più difficile dalla voglia di rivincita di Roma nei confronti della Riforma protestante. Nel 1542, stesso anno della convocazione del Concilio di Trento, sempre sotto il pontificato di Paolo III, fu istituito il Sant’Uffizio, versione romana dell’Inquisizione che imperversava già da decenni nella penisola iberica. Quello stesso anno si stabilì che gli Ebrei convertiti al cristianesimo potessero accedere anticipatamente alla loro parte di eredità familiare e anche ottenere la cittadinanza romana.
Del 1543 è la bolla per la costruzione della “casa dei catecumeni” (dove venivano preparati alla religione cristiana di Ebrei desiderosi di convertirsi) il cui mantenimento a partire dal 1554, sotto Giulio III, fu fatto pagare agli Ebrei con una apposita tassa annuale di 10 ducati d’oro imposta ad ognuna delle 115 sinagoghe e oratori esistenti nello Stato della Chiesa. Fu lo stesso Giulio III infine nel 1553, a riattizzare l’antica ostilità della Chiesa nei confronti del Talmud, ordinando che tutti gli esemplari fossero sequestrati e dati pubblicamente le fiamme in quanto contenenti offese alla fede cristiana. Cosa che avvenne il 9 settembre di quell’anno, nel giorno del capodanno ebraico, con un grande falò a Campo dei Fiori. Pochi giorni prima, il 3 settembre, le fiamme avevano avvolto, sempre a Campo dei Fiori, Cornelio da Montalcino, un frate francescano condannato per essersi convertito dal cristianesimo all’ebraismo. A capo del Sant’Uffizio era in quel momento un cardinale il cui nome gli Ebrei romani non avrebbero dimenticato facilmente: Gian Pietro Carafa. Lo stesso che, salito al soglio pontificio con il nome di Paolo IV, avrebbe istituito il ghetto.
Questo evento segna l’inizio di una sorta di rovesciamento del rapporto fra la situazione degli Ebrei romani e quella dei confratelli delle altre comunità dell’Europa cristiana. Se fino ad allora Roma poteva essere considerata un’isola di relativa libertà e tolleranza in mezzo ad un mare di violenza e oppressione, da questo momento in poi si verifica piuttosto il contrario: mentre nel giro di un secolo le comunità ebraiche degli altri paesi europei e dell’Italia centro-settentrionale si avviano, sia pure in modo tutt’altro che uniforme, verso il clima di tolleranza dell’età contemporanea, quella di Roma subisce il contrario un progressivo peggioramento delle proprie condizioni di vita, precipitando in una spirale di miseria e di sottomissione che nel XIX secolo avrebbe scandalizzato le opinioni pubbliche di mezza Europa.
(da: S.Caviglia, Alla scoperta della Roma Ebraica, ed. Intra Moenia 2013, pp. 37-39).
Per la gita scolastica a Roma comprendente l’uscita didattica alla Sinagoga, al Museo Ebraico e all’ex ghetto, puoi richiedere maggiori informazioni scrivendo una mail a: inforomabella@virgilio.it, oppure chiamando i nn. 0661661527, 0697858194, oppure compilando il form sotto. E’ necessario l’elenco degli alunni su carta intestata della scuola per ottenere le gratuità complete.