Domenica 6 novembre 2022 h 16: visita guidata alla Basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio
APPUNTAMENTO: DOMENICA 6 NOVEMBRE 2022 H 16 ALL'INGRESSO DELLA BASILICA. DURATA: 1 H. LA GUIDA E' RICONOSCIBILE IN LOCO DAL CARTELLO ROMA BELLA.
PRENOTAZIONE: OBBLIGATORIA VIA MAIL A: inforomabella@virgilio.it, o chiamando i n. tel. 0697858194; 0661661527, CELL. 3669430785 (WHATSAPP), o compilando il form sotto. Visita guidata gratuita.
La Basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio è un titolo cardinalizio collegato alla Basilica di San Lorenzo fuori le mura. E’ conosciuta anche come Santo Stefano in Girimonte, Santo Stefano in Querquetulano e Santo Stefano in capite Africæ, per la sua prossimità all'antico Vicus Capitis Africae.
L’erezione del luogo di culto avvenne nel V secolo per volontà di papa Leone I (440-461), probabilmente a partire dagli anni finali del suo pontificato: due monete dell'imperatore Libio Severo (461-465) sono state rinvenute nelle fondazioni dell’edificio, inoltre in base agli studi di dendrocronologia, si è potuto constatare che il legno usato per le travi del tetto fu tagliato intorno al 455. La chiesa fu però consacrata da papa Simplicio (468-483).
Fin dall’origine aveva pianta circolare, con tre cerchi concentrici delimitati da colonne architravate, sulle quali poggiava un tamburo alto 22 metri. Nell'anello più esterno, alcuni colonnati radiali delimitavano quattro ambienti di maggiore altezza, che iscrivevano nella pianta circolare una croce greca.
Gli interni erano magnificamente ornati con lastre marmoree: il pavimento originale era in marmo cipollino e fori sulle pareti testimoniano la presenza di un rivestimento in marmo. L'altare si trovava nello spazio centrale, inserito in un recinto con balaustre marmoree traforate.
La pianta si ispira a due ben precisi modelli di luogo di culto a pianta circolare, quello con deambulatorio e quello a croce greca, utilizzati entrambi già a partire da Costantino in particolare per i martyria, i monumenti sulle tombe dei martiri.
Vi sono forti richiami anche alla pianta rotonda della basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme che, per la sua importanza, costituì un modello per l'architettura sacra Occidentale, per molti secoli.
Tra il 523 e il 529 furono aggiunti mosaici e molti altri marmi preziosi. Vi fu inoltre aggiunta una cattedra marmorea tuttora conservata, sulla quale secondo la tradizione avrebbe predicato papa Gregorio Magno.
Nel VII secolo papa Teodoro I (642-649) portò qui le reliquie dei Santi Primo e Feliciano. Sulla tomba dei due martiri fu costruito un nuovo altare, alle spalle del quale il muro perimetrale fu abbattuto per erigervi al suo posto una piccola abside.
La chiesa cadde in abbandono nei secoli successivi e fu ricostruita da papa Innocenzo II tra il 1139 e il 1143: l'anello esterno e tre dei quattro bracci furono abbandonati, mentre rimase in funzione solo quello che accoglieva la cappella di Primo e Feliciano. Il colonnato più esterno venne tamponato con muri in laterizio e fu creato un porticato di ingresso coperto a volta.
Tuttavia l'edificio, privo di un clero residente, continuò ad essere trascurato e nel 1420 la chiesa fu descritta come basilica disrupta e addirittura fu scambiata con i resti di un tempio romano dedicato al dio Fauno: fu ribattezzata “Tempio di Bacco” e tale denominazione durò fino al XIX secolo.
La chiesa venne quindi assegnata all'Ordine Paolino che la ebbe fino al 1580, quando papa Gregorio XIII la affidò al "Collegium hungaricum", poi a sua volta unificato al "Collegium germanicum", una confraternita retta dai gesuiti destinata ad accogliere i sacerdoti di lingua tedesca.
Nel 1583 il Pomarancio fu incaricato di affrescare il muro dell’ambulacro esterno con le celebri scene di martirio ancora oggi ben visibili. Il ciclo inizia con la Strage degli innocenti, prosegue con la Crocifissione di Gesù, a cui segue il martirio di Santo Stefano, e poi le raffigurazioni dei supplizi degli Apostoli.
Nel XVIII secolo fu ricavata una nuova cappella nazionale ungherese per gli studenti provenienti dal Regno d'Ungheria.