La statua di Marco Aurelio in Piazza del Campidoglio
Un tour guidato a Roma che attraversi il Campidoglio (come ad eempio la nostra Visita guidata notturna dal Colosseo al Campidoglio passando per via dei Fori Imperiali) non può non prevedere anche l’illustrazione di quella che può essere considerata la statua in bronzo più celebre giuntaci intatta dal mondo antico. Il “Marco Aurelio” si erge al centro della piazza. Si tratta di una copia dell’originale, che è oggi in un ambiente denominato “esedra del Marco Aurelio” nell’antistante Palazzo dei Conservatori, dove è stato collocato dopo un restauro durato 10 anni. La statua bronzea fu probabilmente eretta dal Senato in onore dell’imperatore Marco Aurelio nel 177 d.C. e si trovava al Laterano proprio dove oggi è l’obelisco. Fu trasportata qui per volontà di Paolo III Farnese nel 1538, durante la sistemazione michelangiolesca della piazza, e posta sul basamento, che è ancora quello originale, eseguito su disegno di Michelangelo.
Nell’occasione fu istituita la carica onorifica di “custode del cavallo”, che veniva assegnata dal Papa a un nobile con tanto di curiosa retribuzione: 10 libbre di cera, 3 di pepe, 6 paia di guanti, 2 fiaschi di vino e confetti. Secondo una leggenda, originariamente la zampa del cavallo sollevata in aria poggiava sulla figura di un barbaro, forse un Parto, con le mani legate dietro la schiena. Questo peraltro ha un riscontro con un rilievo appartenuto ad un arco (scomparso) eretto per l’imperatore Marco Aurelio nel Foro Romano, nel quale è raffigurata la sottomissione dei barbari all’imperatore, rilievo che è esposto nei Musei Capitolini. Le dorature che appaiono sulla statua hanno poi dato origine ad un’altra leggenda, secondo la quale “Marco Aurelio scopre l’oro”, ovvero che la statua ritornerà gradatamente ad essere interamente dorata. Quando questo evento si verificherà, allora canterà la “civetta”, come è chiamato il ciuffo tra le orecchie del cavallo, che annunzierà la fine del mondo. La statua equestre fino alla fine del ‘400 era chiamata Caballus Constantini, perché il cavaliere, ritenuto Costantino il Grande, era rovinato a terra. Ma il cavaliere, secondo un’altra leggenda, raffigurerebbe un “grande villico”, cioè un anonimo contadino alto e grosso che, durante un’invasione di barbari, sarebbe riuscito a far desistere gli assalitori uccidendo il loro re grazie ad una particolare circostanza: il re si soffermava da solo ogni notte davanti ad un albero per ascoltare il canto di una civetta e il contadino gli saltò addosso uccidendolo, mentre i Romani invadevano l’accampamento nemico. In memoria del “grande villico” sarebbe stata eretta la statua equestre con la civetta tra le orecchie del cavallo. La fortunata circostanza della sua perfetta conservazione si deve alla credenza sorta nel Medioevo (ed errata) che il personaggio effigiato sul cavallo fosse Costantino il Grande, l’imperatore amico dei Cristiani, e questo determinò un’aura di rispetto: altrimenti, il suo destino sarebbe stato quello di tutte le altre opere in bronzo, fuse per recuperare il metallo.