I mosaici dell'abside di Santa Maria in Trastevere
La grande scena della conca absidale di Santa Maria in Trastevere è composta da Cristo, al centro, che posa la mano sulla spalla della Madonna, alla sua destra e incoronata; entrambi sono seduti sullo stesso trono e tengono in mano un libro e un rotolo con versetti derivati dal Cantico dei Cantici. Sul lato destro sono raffigurati i santi Calepodio, Giulio I, Cornelio e Pietro e a sinistra sono San Callisto, San Lorenzo e Papa Innocenzo II, con il modellino della Chiesa. Tutte le figure, prive dell’aureola, posano su un piedistallo con il nome e l’indicazione della carica rivestita; indossano i paramenti propri della loro dignità ecclesiastica con pantofole decorate, fuorché San Pietro canonicamente vestito con tunica e pallio bianchi e calzato di sandali. Ognuno di essi porta un libro mentre San Pietro tiene un rotolo. In cima al catino è raffigurato l’Empireo. Secondo un recente studio sui mosaici di Santa Maria, estremamente accurato e di ampio respiro, i testi riportati dal Vecchio Testamento, di cui uno è una parafrasi nota dall’Ufficio Liturgico dell’ordine cistercense di San Bernardo, sottolineano che la raffigurazione trasteverina vuole evidenziare il trionfo di Maria Assunta in cielo non solo come immagine della Chiesa Trionfante, ma soprattutto come mediatrice che nella sua posizione di regina può ottenere da Dio misericordia per l’Umanità.
Sempre lo stesso studio rileva che la rappresentazione di questi santi e di Innocenzo II Papareschi non è motivata semplicemente dall’offerta alla Madonna della nuova basilica da parte del pontefice e della sua volontà di rendere omaggio a martiri legati in qualche modo alla storia di Santa Maria in Trastevere. I personaggi che circondano il trono di Cristo, infatti, hanno in comune la lotta da essi sostenuta nel corso della loro vita contro scismi e eresie. Tale analogia dimostra, insieme a tutta la iconografia absidale vòlta ad illustrare i momenti fatidici del disegno divino per la salvezza dell’Uomo di cui la Chiesa è depositaria, che l’unità ecclesiastica, seppur turbata dagli errori degli uomini, si è sempre ricomposta grazie alla volontà divina e con l’intercessione della Vergine.
Il quadro storico in cui vide la luce il mosaico spiega la sua iconografia: intorno alla metà del XII secolo Innocenzo II celebrava la conclusione dello scisma (1138), durato otto anni, fin dalla duplice elezione di Innocenzo e di Leone Pierleoni, l’antipapa Anacleto II. Il cistercense San Bernardo di Chiaravalle, il mariologo più autorevole del Medioevo, fu il suo sostegno morale e dottrinale, e seguì il Papa fino alla sua affermazione definitiva sulla Cattedra di San Pietro. Non è difficile pertanto, che le idee di San Bernardo abbiano ispirato l’opera e abbiamo fatto porre l’accento su Maria, sposa mistica del Cantico dei Cantici e “advocata”, che in questa chiave riassumeva la storia del riscatto dell’uomo dal peccato originale fino alla salvezza per l’umiltà del concepimento virginale. L’immagine di Maria Mediatrice aveva fondamentale importanza per San Bernardo proprio perché, grazie a questa prerogativa, la Vergine costituiva la pietra su cui poggiava il disegno salvifico, culminato nell’incarnazione di Cristo.
(da: SANTA MARIA IN TRASTEVERE, a cura di Cristina Marchei e Lorenzo de Masi, Silvana Editoriale, Milano 1999, pp. 49-50).