Il Tempio del Divo Giulio e il Tempio di Castore e Polluce nel foro romano
Subito dopo l’uccisione di Cesare, il 15 marzo del 44 a.C., il Senato fece erigere una colonna onoraria e un altare sul luogo dove il corpo del dittatore era stato cremato. Solo nel 31 a.C. Ottaviano, che di Cesare era figlio adottivo ed erede, iniziò in quello stesso luogo la costruzione di un tempio che, terminato nel 29, fu dedicato al Divo Giulio. Nel basamento del tempio fu però lasciata una nicchia, successivamente murata, per rispettare il precedente altare, mentre al di sopra fu realizzata una tribuna ornata con i rostri tolti alle navi di Antonio e Cleopatra dopo la battaglia di Azio. Il tempio era fiancheggiato da due archi, il primo sul lato sud, in ricordo della battaglia di Azio, l’altro, sul lato opposto, eretto dal Senato per celebrare la restituzione all’imperatore Augusto delle insegne legionarie catturate dai Parti nella battaglia di Carrhae, e forse dedicato in seguito ai suoi due nipoti, i principi ereditari Gaio e Lucio Cesari.
A lato del tempio di Giulio Cesare sorgeva già, fin dall’inizio del V secolo a.C., il tempio dei Càstori. La sua costruzione era legata ad una leggenda: durante la battaglia che i Romani combattevano contro Etruschi e Latini al Lago Regillo, due giovani di straordinaria bellezza cavalcando lancia in resta davanti alla cavalleria romana la guidarono alla vittoria. Quasi contemporaneamente due giovani identici furono veduti nel foro abbeverare i loro cavalli alla fonte di Giuturna. A chi domandava loro notizie della battaglia essi rispondevano in che modo i romani avevano vinto. Poi sparirono e tutti furono d’accordo che quei giovani erano i Dioscuri, Castore e Polluce, figli di Giove. Aulo Postumio Albino che comandava la cavalleria romana il giorno della prodigiosa visione, il 15 luglio del 499 a.C., votò pertanto ai due divini gemelli la costruzione di un tempio che suo figlio completò 15 anni dopo. Più volte restaurato, il tempio assunse al tempo di Tiberio le forme architettoniche testimoniate oggi dalle tre colonne superstiti, rimaste sempre in piedi. Nel podio del tempio si aprivano numerose botteghe di gioiellieri, di cambiavalute e perfino di barbieri.
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