L'area sacra di Largo di Torre Argentina e il Tempio di Via delle Botteghe Oscure
AREA SACRA DI LARGO DI TORRE ARGENTINA
E' la più importante area sacra di età repubblicana oggi conservata a Roma. La sistemazione visibile è quella dell’ultima fase, in cui i quattro templi risultavano unificati all’interno di una piazza, ma originariamente sorsero separati l’uno dall’altro, come luoghi di culto autonomi, in periodi diversi. Il primo ad essere costruito, tra la fine del IV e l’inizio del III secolo a.C., fu il tempio C, un periptero “sine postìco” tetrastilo, su podio alto m 4,25; verso la metà del III secolo fu innalzato il tempio A, periptero su podio alto circa 4 m e con scalinata frontale; agli inizi del II secolo fu eretto il tempio D, un prostilo esastilo. Fino a questo momento i tre templi sorgevano isolati l’uno dall’altro, ciascuno su una bassa piattaforma che lo elevava di qualche gradino al di sopra del piano di campagna, e ciascuno preceduto da un altare posto al centro della piattaforma antistante. Sono stati ritrovati, tuttavia, solo gli altari dei templi C ed A.
Alla fine del II secolo a.C., probabilmente in seguito all’incendio del 111, tutta l’area fu sopraelevata di 1,40 m e pavimentata con un lastricato che unificò i monumenti. Su questo nuovo livello sorse, verso il 100, il tempio B, a pianta circolare ma su podio e con scalinata frontale. Sotto Domiziano, in seguito all’incendio che devastò il Campo Marzio nell’80 d.C., gli edifici furono sottoposti a rifacimenti ed interventi di restauro che ne modificarono notevolmente l’aspetto.
Nonostante le alterazioni subìte nella loro lunga storia, i templi C ed A costituiscono la maggiore evidenza dell’architettura sacra di età medio-repubblicana: l’altezza del podio, l’impiego del tufo e la foggia delle modanature contribuiscono a restituire l’immagine, altrimenti perduta, di una fase edilizia ben diversa da quella imperiale che siamo abituati a vedere. L’identificazione dei templi è ancora incerta, tranne per il tempio B, in cui ormai si riconosce unanimemente il tempio della Fortuna Huiusce Diei, fatto edificare dal console Quinto Lutazio Catulo, collega di Gaio Mario, in occasione della vittoria contro i Cimbri nel 101 a.C. nella battaglia di Vercelli. Sono conservati un braccio e la testa della colossale statua di culto della dea, un acrolito con le parti nude realizzate in marmo e la veste probabilmente in legno (o altro materiale) dorato o in bronzo.
TEMPIO DELLE NINFE (?) IN VIA DELLE BOTTEGHE OSCURE
L’identificazione del tempio in via delle Botteghe Oscure è ancora discussa, nell’incertezza tra quello dei Lares Permarini e quello delle Ninfe, entrambi testimoniati dalle fonti in questa zona. La fondazione risale in ogni caso all’età repubblicana, ma le strutture oggi rimaste appartengono al rifacimento di Domiziano, a seguito dell’incendio dell’80 d.C. Sebbene sia ormai visibile solo parte della cella e della peristasi, l’edificio è ben noto grazie ad uno dei frammenti della pianta marmorea severiana: era un periptero octastilo corinzio su podio, situato all’interno di una vasta area porticata nota come Porticus Minucia Frumentaria.