La struttura del Circo Massimo in età imperiale
Nell’edificio di età imperiale si ritrovano, monumentalizzati, tutti quegli elementi religiosi e simbolici collegati alle origini del circo e alle antiche manifestazioni che si tenevano nella Valle Murcia, una zona in cui si celebravano culti e cerimonie collegate alle principali fasi agricole.
Le parti costituenti il momento erano le gradinate (cavea), con il settore più alto costruito in legno, gli stalli di partenza dei carri (carceres) e la lunga piattaforma rettangolare posta al centro della pista (spina o euripus), con due grandi segnacoli alle estremità, le metae, la cui funzione principale era quella di delimitare internamente lo spazio delle corse. Lungo questa fascia centrale erano collocati importanti altari dedicati alle divinità che fin dall’età arcaica sovraintendevano alle attività della valle, il più antico dei quali era l’altare sotterraneo dedicato a Consus. Tra il II e il I secolo a.C. vengono predisposti meccanismi per contare i giri di pista, le ova ed i delfini.
Due grandi obelischi in granito rosso provenienti dall’Egitto furono posti da Augusto nel 10 a.C. e da Costanzo II nel 357 d.C.. L’antico altare di Murcia, la divinità tutelare della valle, era presente in età imperiale a ridosso del lato sud occidentale della pista. Le gradinate erano suddivise in genere in quattro settori dal basso in alto: ima, media, summa cavea e porticus in summa cavea, una suddivisione che corrispondeva ad una razionale gestione del flusso degli spettatori, poiché i posti erano suddivisi in base alla posizione sociale. Nel circo di età imperiale si ritrova un tempio dedicato al dio Sole sul versante dell’Aventino, sulle cui scalinate si posiziona anche il Tribunal dei giudici di gara, mentre di fronte, sul versante del colle Palatino, acquista forme monumentali il Pulvinar, una struttura a forma di tempio destinata ad ospitare le statue delle divinità che proteggevano i giochi (portate in processione prima delle manifestazioni) e adibita anche ad ospitare i membri della famiglia imperiale.
I cancelli da cui partivano i carri, i carceres, erano disposti secondo una linea leggermente obliqua per dare a tutti i concorrenti le stesse opportunità, e costituivano il limite del circo verso il Tevere, mentre sul lato opposto, al centro dell’emiciclo, il grande arco di Tito, a tre fornici, valorizzava il passaggio delle processioni trionfali.
Le parti del circo erano cariche di significati simbolici: le porte dei carceres erano dodici come i segni zodiacali e i mesi dell’anno, i quattro colori delle squadre erano in relazione alle stagioni, le metae rappresentavano i confini dell’Oriente e dell’Occidente, i giri della corsa erano sette come i pianeti e i giorni della settimana e al dio Sole, l’auriga celeste, erano dedicati anche i due grandi obelischi egizi che rappresentavano il raggio pietrificato di Ra.