Il Campidoglio
Disegnata da Michelangelo la Piazza del Campidoglio a forma di trapezio, con la disposizione di tre palazzi e la collocazione del monumento di Marco Aurelio al centro, fu completata solo nel ‘600 inoltrato, ad eccezione del disegno a stella della pavimentazione che fu attuato nel 1941, in base ad una incisione del 1567 che riportava il progetto di Michelangelo. La denominazione antica di Capitolium, il più piccolo dei mitici sette colli con i suoi 45 m di altezza, deriverebbe, secondo la leggenda tramandata da Fabio Pittore e riportata da Varrone, da un teschio (caput) di un guerriero etrusco ritrovato al tempo dei Tarquinii verso il 510 a.C. durante gli scavi per le fondamenta del tempio di Giove. Il guerriero si sarebbe chiamato Olus, e quindi da “caput Oli” sarebbe derivato il Capitolium. Ma la denominazione esisteva già sul colle Quirinale per un altro tempio di Giove detto Capitolium, e senza alcun ritrovamento di teschi; oltretutto quello fu chiamato Vetus (vecchio) per distinguerlo dal Novum sorto appunto sul Campidoglio. Il nome potrebbe allora essere solo un puro riferimento all’importanza strategica del colle.
Nella parte del colle che volgeva al foro romano era il Tabularium, edificio in cui erano raccolti i documenti dello Stato, costruito nel 79 a.C. dell’architetto Lucio Cornelio su incarico del console Lutazio Catulo: è visibile nella parte posteriore del Palazzo Senatorio, che è stato costruito sopra di esso. Il Campidoglio è il più piccolo tra i colli romani, ma, protendendosi verso il Tevere tra la valle del foro, l’ampia pianura del Campo Marzio e la spianata del foro boario, isolato tutto intorno da rupi scoscese, si prestava egregiamente a quelle funzioni di roccaforte cui fu destinato fin dal sorgere della città più antica. Il colle era distinto in due sommità, il Capitolium propriamente detto a sud-est e l’Arx a nord, divise da una sella (Asylum) dove oggi è la piazza, ed era accessibile da principio attraverso un’unica strada, il clivus capitolinus, che partendo dal foro romano in prosecuzione della via Sacra, saliva dal versante orientale. Vi erano inoltre due scalinate, una (Scalae Gemoniae, forse continuata dai Gradus Monetae) che, sempre della valle del foro, presso il comizio, portava all’Arx, l’altra denominata “Centum Gradus” (i cento scalini) sul versante opposto, ad ovest, dalla pianura del Campo Marzio portava al Capitolium salendo per la rupe Tarpea, il versante del colle a picco sulla via del Teatro di Marcello.
La rupe prende nome dalla leggendaria Tarpea o Tarpeia, figlia del custode della rocca capitolina Spurio Tarpeio, che avrebbe tradito Roma indicando ai Sabini il sentiero segreto per raggiungere il Campidoglio, e sarebbe stata quindi da loro uccisa. La tradizione vuole che da qui fossero gettati gli antichi traditori della patria e gli assassini. In ogni caso il colle non venne espugnato e, dopo il tentativo dei Galli nel 390 a.C., fu interamente circondato da un poderoso muro che era insieme di terrazzamento e di difesa. Nell’83 a.C. il colle fu completamente rovinato da un incendio che distrusse anche il tempio di Giove e fu quindi sottoposto ad importanti lavori di ricostruzione durante i quali fu edificata, a cura di Lutazio Catulo, l’imponente fabbrica del Tabularium che, nella sella tra il Capitolium e l’Arx, fece da monumentale sfondo al sottostante foro romano. Altri incendi lo devastarono durante l’età imperiale; risistemato definitivamente da Domiziano, fu abbandonato alla fine del mondo antico al punto da perdere persino il nome, sostituito da quello assai significativo di Monte Caprino, fino alla lenta ripresa, all’inizio dell’età moderna e alla definitiva rinascita del XVI secolo con la sistemazione ad opera di Michelangelo che cambiò al colle l’orientamento urbanistico e monumentale, da allora rivolto verso la città nuova e la basilica vaticana.