Il santuario alle pendici nord-orientali del Palatino
I resti del santuario alle pendici nord-orientali del Palatino, nella Regio Serviana IV, sono stati individuati durante le indagini programmate dall’Università di Roma La Sapienza a partire dal 2000 e tuttora in corso. I contesti in giacitura originaria sono rappresentati da nuclei di pochi materiali disposti in buche o accumulati in ammassi di limitate dimensioni. Una ingente quantità di materiali è stata invece rinvenuta in seconda giacitura nelle stratigrafie repubblicane (soprattutto di V-IV secolo a.C.) e neroniane (64-68 d.C.) relative ai ciclici interventi di ristrutturazione del santuario.
Per quanto attiene alle fasi più antiche sono presenti: frammenti di vasi in bucchero e ceramica depurata, più raramente di ceramiche etrusco-corinzie e pochi esemplari di ceramica attica; frammenti di vasi in impasto rosso e bruno orientalizzante e, soprattutto, grezzo rosso-bruno; vasi miniaturistici in bucchero, impasto rosso e grezzo rosso-bruno; un fornello miniaturistico; bracieri e fornelli; frammenti di decorazione architettonica e di materiali fittili da costruzione; grandi quantità di ossa animali fra cui numerose ossa di cane; alcuni bucrani e, rinvenimento eccezionale, un cranio umano esposto nel santuario come trofeo. Non mancano le attestazioni epigrafiche in lingua latina, etrusca e più raramente greca. Il santuario occupava un vasto spazio all’angolo della pendice nord orientale del Palatino e risulta attivo almeno dalla fine dell’VIII secolo a.C. Questa notevole antichità, la posizione sulla pendice palatina presso il terzo dei quattro vertici del pomerium romuleo ricordato da Tacito (Annales, 12.24) e la decisa volontà di conservazione delle strutture più antiche, hanno fatto riconoscere nel santuario le Curiae Veteres, fondate da Romolo nel 750 a.C. e ristrutturate da Tullo Ostilio. La cronologia assoluta dei reperti va dal tardo VIII alla fine del III secolo a.C.