Il santuario emporico del Foro Boario
Quella con i tempi di Fortuna e Mater Matuta a Sant'Omobono non era un’area sacra come tante altre, ma un santuario emporico, che svolse un ruolo di importanza eccezionale per lo sviluppo economico e culturale di Roma in età arcaica.
L’importanza del Foro Boario come crocevia delle principali vie di comunicazione dell’Italia centrale e, conseguentemente, come centro di scambi e commerci frequentato da diverse popolazioni (Etruschi, Greci, mercanti fenici e greco-orientali), ne fece un mercato internazionale e favorì la nascita di un “santuario emporico”. Con questo nome si definiscono santuari presenti anche in Grecia ed in Etruria, sorti presso luoghi di mercato di particolare importanza, cioè presso approdi situati in posti chiave per le comunicazioni (quasi sempre porti: anche il Foro Boario era situato presso il porto fluviale della città) e frequentati quindi da stranieri. Vi si tutelavano gli scambi tra genti di etnie diverse, sotto la protezione di divinità a carattere internazionale, ed erano perciò gestiti e controllati dagli stessi sacerdoti del santuario che garantiva l’indipendenza da poteri politici esterni. Nel mondo antico, non solo a Roma, la compenetrazione della religione in tutte le sfere della vita pubblica e privata faceva sì che gli scambi commerciali, così come le alleanze politiche e le operazioni militari, dovessero essere suggellati da riti religiosi, acquisendo così la sacralità della legge divina.
I santuari emporici svolsero quindi un ruolo di irradiazione culturale notevole, perché, grazie alla presenza di stranieri, vi affluivano lingue, religioni, conoscenze e costumi di altre popolazioni. Inoltre, per le funzioni che vi si svolgevano e la conseguente necessità di scrivere dediche ed accordi commerciali e detenere archivi, divennero, in epoca di limitatissima alfabetizzazione, quasi gli unici centri di cultura scritta.
Come tutti i grandi santuari, erano anche centri di rilevante importanza economica, in cui affluivano ingenti somme e si svolgevano operazioni finanziarie: l’amministrazione delle proprietà sacre, la costosa fornitura degli animali necessari per i sacrifici, la gestione delle strutture e dei servizi legati all’enorme afflusso di fedeli con possibilità di vitto e alloggio, la produzione e vendita ai pellegrini sia degli ex-voto da offrire sia forse di oggetti paragonabili ai nostri souvenirs.
Essendo frequentati spesso da personaggi di notevole ricchezza o da loro dipendenti (il tempio rotondo del foro boario fu finanziato interamente da un ricco mercante di olio, Marcus Octavius Herrenus), erano ricolmi di oggetti votivi di particolare pregio e valore rispetto agli altri luoghi di culto. Nel santuario di Fortuna e Mater Matuta al Foro Boario la stipe (deposito votivo) di età arcaica conteneva infatti una quantità eccezionale di ceramica di importazione ed oggetti preziosi come vasetti di alabastro prodotti in Egitto, e le ambre intarsiate di provenienza baltica.