Il Pigneto alla fine della seconda guerra mondiale
Il Comune di Roma viene rimesso in piedi 14 giugno 1944 dopo la Liberazione. Al primo sindaco dopo il Governatorato, il principe Filippo Andrea Doria Pamphili, uno dei pochi nobili antifascisti, si affianca una giunta costituita da due esponenti per ognuno dei sei partiti del Comitato di Liberazione Nazionale. Tutta la città si attiva per uscire prima possibile della grave situazione postbellica. Nell’arco di pochissimi anni la contrapposizione tra il Partito Comunista Italiano e la Democrazia Cristiana diventa piuttosto forte. L’impatto emotivo della morte evitata per un soffio da Palmiro Togliatti, centrato il 14 luglio 1949 da tre colpi partiti dalla pistola di un giovane di destra proprio davanti a Montecitorio, porta i militanti di sinistra ad un ruolo molto attivo nella vita politica e quotidiana. Inevitabile arriva, quindi, la scomunica di Papa Pio XII verso i comunisti. Aumenta il clima di tensione.
L’antagonismo tra i due schieramenti entra nel vivo della quotidianità, ma ci vorranno vent’anni per arrivare agli eccessi degli anni di piombo. Nel quartiere prenestino sono gli ultimi tempi in cui si possono vedere accanto ai palazzi costruiti, ampi lotti ancora liberi, nell’attuale zona di Malatesta. Per avere un nuovo piano regolatore utilizzabile, tra osservazioni e varianti, ci vogliono quasi 20 anni. Questa volta bisogna mettere d’accordo istanze differenti, creare commissioni tecniche e uffici comunali specifici, progettare in funzione di una città da cinque milioni di abitanti, darle un’espansione controllata.
L’obiettivo principale è chiaro: l’urbanizzazione a macchia di leopardo, come quella del prenestino, va evitata assolutamente a favore dell’aumento della densità edilizia, secondo un modello a comprensorio. Per esempio, via Malatesta e i lotti in quest’area sono molto più regolari e armonici della zona del Pigneto perché presuppongono una diversa gestione delle strade. Proprio via Malatesta si innesta vicinissima a via del Pigneto, per compensarne la tortuosità, con una fisionomia a grandi viali. La famiglia Tavoletti vende la sua tenuta, i “pratoni di Tavoletti”, una delle ultime rimaste di una certa ampiezza per un totale di circa 127 ha di terreno. Data l’esistenza del regolamento edilizio, l’architetto dei Tavoletti esplicita le porzioni edificabili dei singoli lotti in vendita, riuscendo a evitare incomprensioni durante le compravendite: siamo lontani dalla richiesta di lasciare libere strade larghe 4 metri, adesso il quartiere deve seguire un ordine già in parte deciso. La viabilità deve rispondere alle esigenze di scorrimento veloce delle auto. Il centro storico deve essere tutelato e le nuove costruzioni sono polarizzate verso est. In poche parole, prende il via la legalizzazione dei palazzi da otto piani e più, e si coltiva l’esigenza della realizzazione di una delle strade veloci più criticate di Roma: la tangenziale est.
(da: La Storia del Pigneto, a cura di Gaia Marnetto, Typimedia editore, pp. 161-162)