Religione e Res Publica nel mondo romano
La nostra mentalità è inevitabilmente condizionata dalla problematicità del rapporto tra potere temporale e potere spirituale. Per alcuni secoli la storia dell’intera Europa è stata determinata dalle lotte tra Papato e Impero ed in Italia la questione Stato-Chiesa si è storicamente conclusa solo nel XX secolo.
Indipendentemente dall’uso qui volutamente improprio di termini appartenenti alla società moderna, nel mondo romano non solo non si sarebbe posta la questione Stato-Chiesa, ma la divisione dei due concetti sarebbe stata di per sé incomprensibile: la sfera religiosa, politica, civile, familiare, sociale, economica e militare erano tutte inscindibilmente legate. Un nesso ancestrale, che non si sciolse mai, univa sacro e profano e ne sono testimonianza innumerevoli elementi: l’originaria attribuzione dei poteri politico e religioso nelle mani del sovrano, l’assunzione di tutti i titoli sacerdotali da parte degli imperatori, la compatibilità delle cariche religiose e politiche, il fatto che i riti religiosi non dovevano necessariamente essere condotti da sacerdoti, il controllo dei pontefici sul calendario e l’importanza dei loro atti per la storiografia latina, il peso degli àuguri negli avvenimenti politici, il ruolo dei feziali nelle trattative diplomatiche e nel patrimonio giuridico della società arcaica, l’influenza dei prodigi e dell’arte divinatoria nelle decisioni politiche e nella vita della città, la necessità di protezione e garanzia divine in tutti gli atti pubblici e privati, la connotazione sacra di tutte le festività pubbliche, l’uso dei templi anche per attività civili e politiche, l’importanza economica, culturale e sociale rivestita da alcuni santuari, infine la sacralità della casa e la rilevanza dei riti domestici.
La religione romana, così come quella greca, era una regione civica, profondamente legata alla vita della società. Il suo scopo fondamentale era il bene, la salvezza e la prosperità della città o della Repubblica o dell’Impero, a seconda dell’epoca; doveri civili e doveri religiosi coincidevano. Certo, nelle preghiere e nei rituali ciascuno chiedeva il bene per sé e per la propria famiglia (le offerte votive o gli ex-voto anatomici ne sono una chiara testimonianza) ma nella religione - così come in tutte le altre sfere della civiltà romana - l’individuo era subordinato alla Res Publica.
Per quanto sia impossibile definire i limiti temporali di una religione, possiamo dire che quella romana è durata circa 12 secoli. Estesa in un così lungo periodo, senza una analisi diacronica non è possibile comprenderla: sviluppatasi da un substrato indoeuropeo, legata alla religione etrusca, fortemente influenzata da quella greca, permeata dai vari culti orientali con cui veniva man mano a contatto, la religione romana è un fenomeno complesso, che non permette facili generalizzazioni.
Da ROMA ARCHEOLOGICA, Elio de Rosa Editore, itinerario n. 20, p. 4-5.