La Basilica di San Bartolomeo all'Isola Tiberina
Nella nostra passeggiata con la guida dall’isola tiberina al ghetto ebraico di Roma, illustreremo per prima la Basilica di San Bartolomeo all’Isola. La basilica risale al 997, anno che vide il martirio di Sant’Adalberto Arcivescovo di Praga, e Ottone III di Sassonia imperatore del Sacro Romano Impero dal 996 al 1002 volle onorare il martire suo personale amico con una chiesa che fece costruire sulle rovine del tempio di Esculapio. Richiese poi alla città di Benevento il corpo di San Bartolomeo apostolo; i Beneventani aderirono ma inviarono il corpo di San Paolino da Nola, volendo tenersi quello dell’apostolo. Accortosi dell’inganno, Ottone III espugnò Benevento e portò il corpo di San Bartolomeo a Roma, collocandolo nella nuova chiesa che ebbe così l’appellativo dei Santi Adalberto, Paolino e Bartolomeo. Ma quest’ultimo ne è poi è rimasto l’eponimo.
Un’epigrafe scolpita nel 1113 sull’architrave del portale maggiore documenta il primo restauro della chiesa dovuto a Papa Pasquale II; ne subirà un altro nel 1180, dopo aver ricevuto il titolo ufficiale di San Bartolomeo, e un altro ancora dopo la tremenda piena del Tevere del 1557, che danneggiò seriamente la navata destra e la facciata. Rinnovata nel 1624 dall’architetto Orazio Torriani, fu ancora ritoccata nel 1852. L’interno è a tre navate con tre cappelle per lato; al centro della gradinata del presbiterio si trova una vera marmorea ritenuta opera di Pietro Vassalletto, ricavata dalla rocchio di una antica colonna, appartenente ad un pozzo di acqua ritenuta miracolosa. Nella Cappella del Sacramento in fondo alla navata destra è incastrata una palla di cannone, che qui cadde durante l’assedio dei francesi alla Seconda Repubblica Romana nel giugno del 1849; la chiesa era in quel momento gremita di fedeli, che restarono tutti miracolosamente illesi.
A sinistra della chiesa nel cosiddetto “Lazzaretto Brutto” è la Cappella dell’Addolorata assegnata alla confraternita dei Sacconi Rossi; nel vasto ambiente sotterraneo i membri della confraternita raccoglievano i miseri resti degli annegati nel Tevere che nessuno rivendicava e delle persone uccise da briganti, che giacevano abbandonati e insepolti sulle sponde del fiume, e li seppellivano qui. Con le loro ossa venivano effettuate decorazioni parietali, secondo un gusto macabro tipico del periodo barocco, cosa che ritroviamo nei sotterranei della Chiesa dell’Orazione e Morte in via Giulia e nella Cripta dei Cappuccini in via Veneto.
La nostra visita guidata alla basilica di San Bartolomeo all'Isola tiberina è gratuita; si prega di munirsi di monete per illuminare le cappelle laterali.