I culti misterici a Roma
Originariamente il termine “misteri” (mysteria) era il nome di una delle principali feste della Grecia, i misteri di Eleusi. Organizzati sotto il controllo di Atene, erano celebrati ogni anno a settembre in onore di Demetra e rientravano tra i culti pubblici. Varie feste ugualmente denominate mysteria si svilupparono in altre città elleniche, ma i due principali culti misterici della Grecia arcaica e classica furono quelli Eleusini e quelli Dionisiaci. I secoli dall’Ellenismo alla fine dell’impero videro invece la diffusione nel mondo greco-romano di tre religioni misteriche provenienti dall’area medio-orientale: i misteri di Iside dall’Egitto, quelli di Cibele dalla Frigia e quello di Mithra dalla Persia.
Sebbene fossero estremamente diversi l’uno dall’altro e la tendenza a raggrupparli entro la stessa categoria rischia di creare errate generalizzazioni, soprattutto in considerazione della nostre limitatissime conoscenze in proposito, i misteri dell’antichità avevano in comune quattro elementi fondamentali. Innanzitutto l’iniziazione attraverso particolari riti, che potevano consistere in dolorose prove fisiche, finalizzate a lasciare un “segno”, per poter essere ammessi. In secondo luogo, l’esoterismo, non nel senso di sette segrete perché come per i misteri Eleusini poteva trattarsi addirittura di culti pubblici, ma nel senso che era severamente vietato agli iniziati rivelare ad altri i rituali e il contenuto del culto, la disobbedienza poteva essere punita con la morte. Conseguenza diretta di queste due caratteristiche era la netta separazione e discriminazione tra iniziati (ai quali era concessa la rivelazione) e non iniziati. Terzo elemento fondamentale, il carattere escatologico e/o soteriologico (qui si concentrano le maggiori differenze tra i vari culti e, soprattutto, i dubbi degli studiosi), vale a dire la rivelazione del fine ultimo o la promessa di felicità o di beatitudine o di salvezza (individuale o collettiva, in questo mondo o in un altro mondo) per gli iniziati. Infine, tutti questi culti erano caratterizzati da riti trascinanti, che eccitavano i sensi e portavano al totale coinvolgimento, emotivo e fisico, dei partecipanti, con esiti che andavano dall’estasi al furore, fino alla comunione mistica con la divinità.
I culti misterici rappresentarono un elemento di grande importanza nella società romana di età imperiale, in particolare i primi due penetrati a Roma in età repubblicana, quello di Cibele (la “Mater Deum Magna Idaea” in quanto regnava sul monte Ida, presso Ilio) e quello di Dioniso/Bacco, e in seguito quello di Mithra nella piena età imperiale.
(da ROMA ARCHEOLOGICA, itinerario n. 20, Elio de Rosa Editore, pp. 15-16).