Le strutture di culto: altari ed edicole sacre
Sebbene oggi le uniche strutture di culto ancora ben visibili della Roma antica siano i templi, quelle che più diffusamente caratterizzavano la città erano gli altari, o “are”. Furono il primo tipo di monumento sacro dedicato dai Romani, quello in cui si concretizzò per la prima volta il senso religioso. La loro importanza sta soprattutto nel fatto che erano gli altari, e non i templi, l’elemento fondamentale nelle cerimonie religiose: le libagioni, le offerte e i sacrifici cruenti, cioè tutti riti che costituivano il momento centrale delle celebrazioni, si svolgevano sugli altari. Secondo le fonti la prima ara eretta a Roma fu l’ara maxima Herculis nel foro Boario, dedicata addirittura in età mitica e poi inserita da Romolo nel pomerium. Anche altre are vantavano un’antichissima fondazione: nel foro romano quella di Giuturna e quella di Vulcano, il Volcanal, nel Circo Massimo quella sotterranea di Consus, che veniva rimessa in luce solo in occasione delle corse, nel Campo Marzio una a Marte e una, pure sotterranea, a Dite e Proserpina, che veniva dissepolta in occasione delle cerimonie nel Tarentum.
Gli altari potevano essere eretti in qualsiasi luogo: sorti dapprima nei boschi, presso le fonti, ovunque si sentisse la presenza divina, con la progressiva urbanizzazione trovarono posto nelle case private, negli edifici pubblici, all’incrocio delle strade. Dal momento che erano necessari allo svolgimento della cerimonia, c’era sempre un altare davanti ad ogni tempio. A seconda dello spazio disponibile poteva essere eretto nell’area antistante, cioè ai piedi della scalinata, come si vede nell’area sacra di Sant’Omobono e in quella di Largo Argentina, oppure su un ripiano a circa metà della scalinata, come nel tempio di Antonino e Faustina dove il passaggio della via Sacra limitava lo spazio. Il numero degli altari in età storica era quindi altissimo. Di tutti l’unico che ancora si erge ben visibile e meravigliosamente conservato, ma non nella sua posizione originaria, è l’Ara Pacis augustea, che però per le sue dimensioni e per la ricchezza della decorazione è un’eccezione assoluta e si differenzia dagli altari generalmente dedicati nel mondo romano.
Un altro elemento sacro che caratterizzava la città, ma che ancora più degli altari è oggi quasi sparito, era costituito dalle edicole (aedicula o sacellum): riproducevano, in dimensioni molto ridotte, la facciata di un tempio, come si vede ancora nel sacello dei Lari presso la casa delle Vestali nel Foro Romano. Particolarmente numerosi erano i Compita Larum, edicole poste ai crocicchi delle vie dedicate al culto dei Lari. La loro origine era antichissima, perché fin dall’età più antica la città era divisa in “vici”, isolati ciascuno dei quali aveva un proprio luogo di culto posto ad un incrocio. Le fonti antiche testimoniano 265 Compita Larum sotto Vespasiano e ben 423 nella seconda metà del IV secolo d.C. Accanto a tale categoria non vanno dimenticati i Lararia domestici, dedicati al culto familiare dei Lari. Erano presenti in ogni casa, anzi ne costituivano un elemento indispensabile.