Il Tempio di Castore e Polluce e la Fonte di Giuturna
TEMPIO DI CASTORE E POLLUCE
Fu il primo tempio di Roma dedicato a divinità greche: i Dioscuri, ovvero Castore e Polluce, figli di Giove e di Leda, erano immaginati nella mitologia greca come giovani atleti domatori di cavalli. In quanto cavalieri, erano gli dei tutelari dell’ordine equestre ed il loro culto, caro all’aristocrazia, ebbe sempre carattere gentilizio. La dedica è una delle più famose, legata ad un noto episodio della storia romana. Secondo la leggenda, nel 499 (o 496) a.C., durante la battaglia contro Etruschi e Latini presso il Lago Regillo (probabilmente nella pianura fra Monte Porzio Catone e Finocchio), due cavalieri furono visti allontanarsi dalla mischia e, nello stesso momento, apparvero a Roma in atto di abbeverare i loro cavalli presso la fonte di Giuturna nel Foro Romano. I Romani vi riconobbero i Dioscuri, andati loro un aiuto durante la battaglia e poi apparsi in città per annunciare la vittoria. In ringraziamento il dittatore Aulo Postumio Albino fece voto di costruire presso la fonte un tempio a loro dedicato. Sopraggiunta la morte di Postumio, l’edificio fu dedicato nel 484 da suo figlio, appositamente nominato duumviro per l’occasione. Della costruzione originaria si conserva solo parte del podio, consistente in una griglia di muri in opera quadrata di cappellaccio; in quella prima fase il tempio era di tipo etrusco-italico, elevato su un alto podio, con tre celle precedute da un profondo pronao costituito da tre file di quattro colonne.
L’elevato ancora oggi visibile, invece, è quello della ricostruzione fatta sotto Augusto da Tiberio, Princeps Iuventutis, che lo riconsacrò nel 6 d.C. Era in quest’epoca un periptero octastilo, corinzio, in marmo di Luni, su alto podio. L’interno della cella era probabilmente decorato con piccole colonne di marmo giallo antico. Ai lati del podio si aprivano le botteghe dei cambiavalute e gli uffici per la pesatura dei metalli, mentre il podio era spesso utilizzato dai tribuni della plebe come piedistallo per arringare il popolo.
Di fronte al tempio fu eretto il c.d. “arco aziaco”, dopo la battaglia di Azio (31 a.C.) e la sottomissione dell'Egitto (30 a.C.), in occasione del trionfo riportato da Ottaviano nel 29 a.C. Una lunga epigrafe (m. 2,67) proveniente in frammenti da questo arco fu rinvenuta nel 1546, con dedica ad Augusto e la data consolare del 29.
FONTE DI GIUTURNA
La fonte di Giuturna si trova tra il tempio dei Càstori e la casa delle Vestali. Essa era tra le più vetuste e importanti della città, e scaturiva ai piedi del Palatino. Era sacra a Giuturna, una ninfa sorella di re Turno, che era la personificazione della fonte stessa, come spesso accadeva nel mondo antico.