Il deposito votivo del Lapis Niger nel Foro Romano
L’area del Comizio all’interno del Foro Romano comprendente il Lapis Niger fu scavata sistematicamente nel 1899-1900 in conseguenza dell’approvazione del progetto di Guido Baccelli per una Zona Monumentale Riservata. I materiali pertinenti al deposito votivo ivi rinvenuto non si trovavano in giacitura originaria, ma, evidentemente incontrati durante gli scavi al momento della ristrutturazione cesariana di tutta l’area, e scaricati a obliterare il luogo di culto, risultano frammisti a reperti di epoca più recente, la cui destinazione sacrale non è certa. Il contesto originario, tradizionalmente datato a partire dal VI secolo a.C., è molto abbondante ed è stato di recente oggetto di una schedatura integrale, finalizzata all’esposizione nel futuro Museo del Foro.
Considerando esclusivamente i materiali dell’orizzonte cronologico ora in esame, il deposito votivo del Lapis Niger comprende: vasi di ceramica etrusco-corinzia, attica a figure nere e bucchero; vasi di impasto bruno e grezzo rosso-bruno; vasi miniaturistici in bucchero e di impasto; fuseruole, rocchetti e pesi da telaio e per reti da pesca; fibule e pendagli in bronzo; vaghi di collana; statuette in osso, avorio e bronzo, tra cui il famoso “augure” rinvenuto in uno strato a parte; frammenti di ferro probabilmente relativi ad armi; alcuni frammenti di decorazione architettonica; ciottoli fluviali; grandi quantità di resti animali fra cui cane, tartaruga e avvoltoio. Il deposito votivo è pertinente ad un complesso cultuale di fondovalle, situato nell’area del Comizio, comprendente il celebre cippo inscritto in ductus bustrofedico di età arcaica, un altare a tre ante e una base di colonna di età medio repubblicana; in esso è stato riconosciuto il Volcanal, il sacello di Vulcanus connesso alla tomba o cenotafio di Romolo e perciò in età cesariana protetto dalla pavimentazione in basalto nota come Lapis Niger.