Lo sviluppo architettonico del tempio romano in epoca arcaica
In età arcaica i templi erano costruiti con materiali poveri: si utilizzava l’opera quadrata con blocchi di tufo e cappellaccio, che erano le pietre cavabili in loco, solo per le fondazioni e il podio; di quest’ultimo anzi, si facevano in pietra solo il rivestimento esterno e le parti corrispondenti in alzato ai muri della cella e le colonne, mentre il resto veniva riempito con terra e materiale di risulta. I muri della cella erano quasi sempre in mattoni crudi; le colonne, in legno o in tufo, erano generalmente di tipo tuscanico; la trabeazione era lignea; i tetti si componevano di una struttura lignea a doppio spiovente coperta con tegole di terracotta. Tra il VII e il VI secolo a.C. cominciarono ad essere usate le terrecotte architettoniche, che rivestivano la struttura lignea del tetto e della trabeazione per proteggerlo dai danni degli agenti atmosferici, svolgendo contemporaneamente una funzione ornamentale. Erano in gran parte prodotte con una lavorazione in serie tramite matrici e poi dipinte con una vivace policromia. I sistemi decorativi in terracotta adottati nei templi romani erano simili a quelli etruschi, sia negli elementi compositivi, sia nelle diverse fasi stilistiche, e testimoniano la corrente culturale che accomunò Etruria e Lazio. Lastre di rivestimento variamente decorate con scene o motivi vegetali correvano sulla trabeazione; lungo di spioventi laterali del tetto si alternavano gocciolatoi a protome felina, da cui si riversava l’acqua piovana, e antefisse, elementi decorativi conformati a testa femminile o di Gorgone o a figura intera; coronavano l’edificio gli acroteri, costituiti da sculture a tutto tondo o da elementi di minor impegno come palmette e altri motivi vegetali, collocati sui frontoni.
Nel complesso, fino a tutta l’età medio-repubblicana, l’aspetto generale di gran parte dei templi romani doveva essere molto simile a quello descritto da Vitruvio per il tempio tuscanico, cioè tozzo e schiacciato. Con la loro vivace policromia e la abbondanza degli elementi plastici, i sistemi decorativi dovevo dare ai templi romani un aspetto ben diverso da quello che siamo abituati ad immaginare vedendo i resti delle strutture tardo-repubblicane e imperiali. Già dal V secolo a.C. si cominciarono a costruire templi in pietra, anche nell’alzato. Però, mentre in Grecia le terrecotte architettoniche vennero sostituite già nel corso del VII o inizio del VI secolo dagli elementi in pietra degli ordini architettonici, in ambiente romano ed etrusco continuarono ad essere usate fino alla fine del III secolo a.C. Di conseguenza, i templi di Roma si presentavano con un aspetto modesto: costruiti secondo i modelli italici e con materiali poveri, non erano edifici sontuosi e dovevano apparire molto provinciali rispetto a quelli delle grandi città greche.
(Roma archeologica, itinerario n. 20, Elio de Rosa editore, p. 59)