I Libri Sibillini
I Libri Sibillini (Carmina Sibyllina) erano testi profetici scritti in greco che secondo la leggenda sarebbero stati venduti al re Tarquinio Prisco da una vecchia, ritenuta la Sibilla Cumana. Lo stesso re istituì un collegio di sacerdoti (allora in numero di due, i duumviri, che poi divennero decemviri e quindecemviri) appositamente per la consultazione e l’interpretazione dei Libri. Questi erano custoditi in una teca di marmo nei sotterranei del tempio di Giove Capitolino (non a caso, il grande tempio costruito dai Tarquini). La prima volta che i Libri furono consultati risale al 496 a.C., a causa di una grave carestia: il loro responso, di onorare Cerere, Libero e Libera, determinò la costruzione del tempio a loro dedicato sull’Aventino. Anche il tempo di Esculapio sull’Isola Tiberina e quello della Magna Mater al Palatino furono costruiti su indicazione dei Libri, consultati rispettivamente nel 291 a.C. in seguito a una pestilenza e nel 206 a.C. dopo piogge di sassi avvenute nel corso della seconda guerra punica. Bruciati nell’incendio che distrusse il Campidoglio nell’83 a.C., i Libri furono sostituiti da altri testi profetici procurati da una missione che girò in tutte le città greche per trovare i testi esistenti. Augusto li fece riporre nel tempio di Apollo sul Palatino, per aumentare l’importanza di questo tempio connesso alla sua residenza e al suo potere, e lì furono custoditi fino alla fine del paganesimo.
(da: ROMA ARCHEOLOGICA, itinerario 20, Elio de Rosa Editore, p. 23).